A cosa serve un progetto politico? Uno mi ha detto che fare un referendum per l’indipendenza è semplice come cuocere delle patatine fritte… Io ho risposto che anche per delle semplici patatine ci vuole la sua ricetta, figuriamoci se non ci vuole una “ricetta” per riuscire a fare un simile referendum…
Abbiamo constatato che nel sedicente libero e democratico stato italiano la corte costituzionale non vuole permettere che il popolo veneto si pronunci nemmeno in forma consultiva su questo tema… così tutti abbiamo capito che fare questo referendum non sarà così semplice come poteva sembrare. Anche perché non basta farlo, ma bisogna raggiungere il “quorum”, cioè ci vuole un alto livello di partecipazione. Però non basta nemmeno questo, perché il referendum bisogna vincerlo! Ma non basta ancora, perché bisogna anche che il referendum sia riconosciuto dalla comunità internazionale che deve mandare i propri osservatori, ma ancora non è sufficiente, perché bisogna che i risultati e le determinazioni del popolo vengano rispettati!
Anche questo non è semplice perché ci troviamo sotto uno stato che non rispetta nemmeno le proprie leggi e la propria costituzione, prendiamo per esempio il ministero dell’agricoltura che recentemente ha cambiato nome e si chiama delle politiche agricole: si trova ancora li nonostante sia stato abolito da un referendum e sia incostituzionale perché l’agricoltura (art.117) è una materia di esclusiva competenza regionale (giusto per renderci conto in quale marciume istituzionale siamo immersi).
È chiaro che per realizzare una cosa così complicata serve un progetto politico, ma molti si chiedono in cosa consisterebbe un progetto politico? Un progetto politico non è altro che un piano d’azioni da compiere per raggiungere l’obiettivo prestabilito, in parole povere si tratta di pianificare un percorso che ci permetta di raggiunger il nostro scopo.
Ma andiamo a vedere tutti i vantaggi che si avrebbero con l’adozione di questo progetto:
· Credibilità – La maggior parte delle persone a cui si chiede se sono favorevoli all’indipendenza risponde “Magari!”, che significa “Bello, ma impossibile” oppure “Fantastico, se solo si potesse fare”, vale a dire che queste persone non credono attuabile un simile obiettivo, dunque lo giudicano non credibile. La mancanza di credibilità in ambito politico è una cosa gravissima, ma a questo si può facilmente porre rimedio con la presentazione di un progetto pratico e realizzabile per dimostrare la concretezza e la fattibilità dell’obiettivo.
· Sapere cosa fare – Abbiamo appena potuto constatare le difficoltà che ci sono per il raggiungimento dell’obiettivo, ma con un piano d’azioni ben definito ogni sindaco, ogni consigliere, ogni militante saprebbe bene cosa fare. Ogni sezione, ogni comune, ogni organo di potere sarebbe in grado di portare avanti azioni utili alla realizzazione dei nostri scopi, sia in maniera autonoma che coordinata.
· Per non litigare – Nella costruzione di una casa è importante che idraulico ed elettricista vadano d’accordo? No, perché ognuno ha da seguire un progetto dove c’è scritto tutto quello che deve fare, anzi potrebbero benissimo lavorare perfino senza parlarsi. Ma se non ci fosse il progetto e dovessero accordarsi continuamente su dove posizionare caldaie, split, termoconvettori, pannelli solari, ecc. ecc. … ecco che le occasioni di litigio sarebbero innumerevoli. Così è anche per la politica, se lavoriamo insieme a un progetto è molto più difficile litigare e per noi veneti, che siamo “barufanti” di natura, non è cosa da poco.
· Per distinguere gli amici dai nemici – Continuando con l’esempio della costruzione di una casa, se uno scava una buca per fare le fondamenta e uno la riempie con materiali per creare un basamento: chi ha ragione e chi ha torto? In mancanza di un progetto è impossibile stabilirlo, eppure stanno facendo due azioni contrarie!! Altro esempio: siamo tutti d’accordo per la pace nel mondo, ma c’è chi per la pace porta aiuti umanitari e chi, per lo stesso motivo, butta bombe… chi ha ragione o chi ha torto? Anche qui, in mancanza di un progetto è impossibile stabilirlo!! È fondamentale avere un progetto per capire chi è nemico o amico: chi lavora per realizzarlo è amico, chi lavora a qualcosa di diverso è nemico, non solo, ma con un piano d’azioni prestabilito è anche più difficile essere deviati (immaginate da chi…) su condotte dannose al raggiungimento dell’obiettivo.
· Per valutare l’operato delle persone – Come si fa a sapere se un sindaco, un consigliere o anche un semplice militante ha operato bene o male? Se ho un progetto è facile, basta vedere i punti portati avanti e/o realizzati e quelli no. Infatti se un sindaco asfalta strade, costruisce scuole e abbassa le tasse potrà anche essere un buon sindaco, ma non è quello che interessa a noi… i nostri obiettivi sono diversi, ma senza un progetto sul quale basarsi anche queste semplici valutazioni sono impossibili.
· Per non sprecare tempo ed energie – Quante iniziative inutili o forse dannose sono state intraprese fino a oggi? Una marea! Con un chiaro piano d’azioni questo non sarebbe successo, ottimizzare le forze e non sprecare tempo ed energie è un imperativo, ma senza un progetto è impossibile riuscirci!
· Per trovare unità – è molto più semplice unirsi per realizzare un progetto che per soli fini elettorali o opportunistici visto che questi tipi di unioni o accordi sono sempre regolarmente falliti. Non solo ma è logico che forze che hanno progetti uguali o compatibili si uniscano, mentre è meglio evitare unioni tra fautori di progetti diversi e inconciliabili.
Abbiamo compreso che avere un progetto politico è indispensabile alla buona riuscita delle nostre azioni… e difatti su questo tutti sono d’accordo… ma allora dov’è il problema? Il problema è che nessuna forza politica indipendentista o autonomista veneta si è mai dotata di un piano politico per raggiungere gli obiettivi preposti.
Speriamo che presto cambi qualcosa e che tutte le forze politiche indipendentiste venete adottino un valido progetto politico e si diano da fare celermente per realizzarlo!
Francesco Falezza
Adesso sappiamo che la salvezza e la libertà del Popolo Veneto è il grande ideale che ci spinge, ideale che sarà realizzato solo con la piena indipendenza e sovranità del nostro popolo! Abbiamo capito anche che per raggiungere il nostro obiettivo è indispensabile avere un progetto con un preciso piano d’azioni.
Ma per sviluppare il progetto è necessario prima decidere il metodo che intendiamo usare per raggiungere l’obiettivo, perché, ovviamente, il progetto sarà diverso a seconda del metodo scelto.
Noi abbiamo scelto il metodo democratico e non violento… Perché? Perché è il più facile e il più efficace! Quello che può dare i migliori risultati nel più breve tempo possibile col minor dispendio di energie.
Andiamo a vedere in dettaglio i vantaggi di usare questo metodo:
· Visto che ci sono molte leggi a livello mondiale, europeo e italiano che tutelano, difendono e, garantiscono i nostri diritti individuali e di popolo, cominciamo a chiedere quanto ci spetta! È assurdo avventurarsi in strane iniziative se prima non si è preteso con forza il rispetto di queste leggi! Sarebbe come un sindacato dei lavoratori indicesse un sciopero prima ancora di avanzare le proprie istanze. Prima si chiede e poi, se non ti ascoltano, allora si protesta. Cosa ovvia starete pensando… talmente ovvia che ancora nessuno l’ha fatta.
· È il sistema più facile! Addirittura ti finanziano per portare avanti i tuoi diritti; infatti sono previsti contributi sia a livello italiano, europeo e mondiale per i popoli e i loro rappresentanti che lottano per i propri diritti. Perché ai Rom e ai Sinti sì ed ai Veneti no? Forse loro li chiedono e noi no? Forse abbiamo bisogno di più rappresentanti politici o di un piano d’azioni? Forse, ma comunque ci sono contributi per iniziative identitarie, culturali, storiche e politiche a cui si può attingere usando bene il sistema democratico.
· È il sistema più efficace! Dall’interno è molto più facile cambiare le cose, come i virus informatici che entrano nei computer e ne prendono il controllo, allo stesso modo il sistema democratico è solo dall’interno che ti permette di agire. Dall’esterno scatta la repressione o il conflitto. Da posizioni di potere è sempre più efficace agire che non da semplici cittadini: facciamole nostre!
· È il sistema più sicuro! Considerata la quantità di risorse che un ordine costituito ha a disposizione per far rispettare le proprie regole, diventa veramente autolesionista pensare di andarci contro dall’esterno. Pensiamo a esercito, polizia, guardia di finanza, servizi segreti e magistratura pronti a colpire chi viola le regole, mentre sono, o ,almeno dovrebbero essere, al servizio di chi le rispetta. È come doversi confrontare e scontrare con un energumeno: mai ritrovarsi da soli in un vicolo buio, o peggio ancora attaccar briga, perché in quel caso avremo la peggio e andrà a finir male, meglio farlo, piuttosto, in dibattiti pubblici, di fronte a molta gente dove anche lui deve rispettare le regole e mai dargli occasione di usare la forza, perché altrimenti saranno dolori. Allo stesso modo dovendo affrontare un avversario che ha molti più mezzi di noi è meglio scontrarsi sul campo dove noi siamo più forti, visto che le leggi ci danno ampiamente ragione. È come avere una formula uno che è fortissima finché rimane in pista, ma appena esce dal tracciato si trova bloccata nella terra, allo stesso modo noi finché rimaniamo nelle regole siamo i più forti e al sicuro, ma basta dargli anche solo una scusa che scatterà subito la repressione.
Abbiamo capito le pesanti motivazioni che ci hanno indotto a scegliere questo metodo, dopo aver letto queste spiegazioni penso che non rimanga spazio per considerare altri metodi molto più rischiosi e molto meno efficaci, almeno nella situazione attuale. Chi propone azioni rischiose o eclatanti o peggio violente può essere solo un ingenuo o uno mandato dal regime che non aspetta altro che avere una scusa per reprimere le nostre giuste istanze. È chiaro che la sfida non sarà facile e sappiamo bene che nelle nostre partite dovremo lottare anche contro gli arbitri, sappiamo anche che molti giudici e politici sono condizionati da poteri oscuri che sono contro la libertà delle persone e dei popoli, ma sappiamo di essere nel giusto e di percorrere l’unica strada che ci porterà verso la libertà.
Adesso non ci rimane che stendere il piano d’azioni per capire come raggiungere il nostro obiettivo e arrivare presto all’agognata libertà.
Francesco Falezza
Dopo aver scritto dell’assoluta necessità di dotarsi di un efficace progetto politico e aver capito che l’unica via per concretizzare il nostro grande ideale di salvezza e libertà del popolo veneto è raggiungere l’obiettivo della piena indipendenza e sovranità del nostro popolo. Dopo aver scelto il metodo democratico per realizzarlo, finalmente è arrivato il momento di parlare del progetto vero e proprio. Questo è il piano d’azioni pensato dal “Forum dei Veneti” ancora nel 2007, ma ancora estremamente attuale e purtroppo mai realizzato in maniera coordinata ed efficace. Ecco lo schema:
· Azione politica – Serve per arrivare alla maggioranza in consiglio e giunta regionale, non solo, serve anche ad acquisire più punti di potere che consentano di attuare con efficacia tutte le altre azioni del progetto. Serve per aver tutele, visibilità e considerazione, per aver accesso a contributi e finanziamenti. È utile per realizzare norme e leggi che facilitino il percorso. Per avviare trattative a tutti i livelli al fine di raggiungere i nostri obiettivi. Per concretizzare questo punto serve un partito unitario e il consenso popolare.
· Azione giuridica – Volta ad attuare e far attuare tutte quelle norme e leggi di tutela della identità e cultura del popolo veneto, ma anche dei diritti umani. Serve per dimostrare anche l’illegalità della dominazione italiana. Comprende azioni legali di tutela diritti culturali ed economici, class-action, ma anche il riconoscimento della lingua veneta e della nazionalità veneta. Può servire per arrivare ad avere un’anagrafe che ci registri come veneti.
· Azione diplomatica – Avviare contatti e accordi internazionali. Significa essere continuamente in contatto con partiti e associazioni indipendentiste d’Europa e del mondo, ma non solo, avere contatti anche con capi di stato e governi che possono appoggiarci e aiutarci nel raggiungimento del nostro obiettivo. Promuovere e diffondere a livello internazionale le nostre istanze in modo che il “mondo sappia”.
· Azione identitaria e culturale – Consiste nel risvegliare la coscienza veneta, ravvivare l’appartenenza al Popolo Veneto e alla Nazione Veneta. Far conoscere la nostra vera storia, diffondere usi costumi e tradizioni del nostro popolo. Far conoscere, usare e far usare la lingua veneta, ottenerne l’insegnamento scolastico. Diffondere e far conoscere la nostra cultura. Capire e far capire che i veneti non sono italiani, non lo sono mai stati, anche se ci hanno sempre inculcato il contrario.
· Azione motivazionale – Significa aumentare la volontà indipendentista, anche se lo stato italiano ci sta aiutando in modo eccellente con le sue controriforme, con la sua politica migratoria, con le sue ruberie ed inefficienze ad aumentare la volontà indipendentista, noi dobbiamo informare correttamente i veneti delle grandi opportunità culturali ed economiche che avrebbe il Veneto indipendente. Non solo, ma anche far conoscere le ingiustizie, l’oppressione, la persecuzione e la violenza culturale e fisica a cui è stato ed è sottoposto il nostro popolo. Informare sulla situazione economica reale dello stato italiano.
Questo è il progetto politico, ovviamente essendo stato redatto quasi dieci anni fa, ha bisogno di essere rinfrescato e adattato, ma, a mio parere, è ancora estremamente attuale e aspetta solo di essere realizzato. Ovviamente un progetto del genere deve avere sempre quella elasticità e fluidità necessarie per adattarsi ad ogni situazione possibile.
Adesso bisogna tradurre tutte queste azioni teoriche in azioni concrete e coordinate attraverso un programmazione puntuale e precisa, ognuno di noi si deve scegliere uno o più settori nei quali operare e i mezzi per realizzarli. I mezzi possono essere strumenti come giornali, TV e siti internet così come associazioni e movimenti.
L’unico pericolo di questo progetto è che rimanga ancora nel cassetto e che non si traduca in azioni concrete, altra cosa da prestare attenzione è quella di non farsi deviare verso azioni inconcludenti, dannose o contrarie al raggiungimento dei nostri obiettivi, detto questo, non ci rimane altro che cominciare a lavorare.
Francesco Falezza
Abbiamo capito che un progetto politico è indispensabile a raggiungere l’obiettivo, ma qual è il nostro obiettivo? Tutti penseranno: l’indipendenza ovviamente… ma io chiedo perché indipendenza?
Tanti mi hanno detto che visto che lo stato italiano è palesemente irriformabile non rimane altra soluzione che l’indipendenza, infatti tutti quelli che hanno provato a cambiare qualcosa non ci sono mai riusciti. Ma come? Non ci sono un sacco di riforme in atto? Giustamente mi hanno risposto che i cambiamenti in atto non si possono chiamare riforme, ma piuttosto delle regressioni che ci portano indietro di quasi un secolo, esattamente al 1922, con una legge elettorale che sembra la fotocopia della “Acerbo” che aiutò il socialista Mussolini ad andare al potere, a questo aggiungiamo l’abolizione del senato, una centralizzazione dei poteri con un pericoloso autoritarismo e abbiamo capito che non si sta andando avanti, ma indietro, che non sono riforme, ma peggioramenti.
Ma qualcosa di buono non è stato fatto? Certo, ricordo la legge sul fumo che decretò la fine politica del ministro (Sirchia) che la propose e poi la riforma costituzionale del 2001 che trasformò l’Italia in uno stato federale…. Ma come mai non se ne è accorto nessuno? E io rispondo: “Come facciamo ad accorgercene se la costituzione italiana non la rispetta nessuno?” Evidentemente non parlo dei cittadini, ma degli organi della repubblica italiana!! La Corte Costituzionale non ha mai permesso che le competenze previste fossero trasferite alle regioni, ma con sentenze “creative” ha sempre impedito la corretta applicazione della Costituzione Italiana. Vi domanderete come faccio ad affermarlo visto che questa corte è suprema e inappellabile? Non ci vuole molto, ma se sulla Carta Costituzionale c’è scritta una cosa e la Corte dice il contrario, non ci vuole un genio per capire cosa sta succedendo. Ma allora se questo stato è così marcio che non rispetta nemmeno la propria costituzione e le proprie leggi e sta facendo riforme che ci portano indietro invece che avanti, allora significa che l’indipendenza è l’unica soluzione! Difficile da contestare questo… ma mi chiedo, non c’è dell’altro, qualche motivazione più nobile?
Alcuni invece mi hanno portato motivazioni storiche basate sul fatto che questo stato ha provocato crisi economiche una dietro l’altra, ha portato miseria e disperazione che hanno portato ad emigrazioni di massa, ha scatenato guerre in Africa, è stato l’artefice della prima e della seconda guerra mondiale, è stato responsabile di persecuzioni e leggi razziali… c’è bisogno di altro ancora per volere l’indipendenza?
Altri mi hanno detto invece che lo stato italiano è tecnicamente fallito, che è nelle mani di lobbies che fanno solo i loro interessi… mafioso, ladro e corrotto con niente che funziona a partire dalla giustizia, con un fisco ingiusto ed elevatissimo, con servizi da terzo mondo pagati caramente dai cittadini, con leggi che non riflettono la nostra mentalità e cultura, che pratica il clientelismo, la raccomandazione e l’ingiustizia sociale come sistema… Probabilmente o forse sicuramente tutto vero… ma non c’è motivazione in più?
Allora altri hanno affermato che questo stato ci porta via 21 miliardi di euro di residuo fiscale, cioè ne paghiamo più di 70 di tasse e ce ne tornano investiti meno di 50… questa repubblica ci tratta come una colonia da sfruttare e non tutela la nostra cultura, usi costumi e tradizioni… anche questo è vero… ma non c’è qualche motivo in più?
A dir la verità tutte queste ragioni sono più che sufficienti per volersi affrancare da un simile stato e ci vuole anche un gran coraggio a definire “egoista” o peggio “razzista” chi si vuole liberare da tutto questo marciume, ma la mia domanda rimane: non c’è qualcosa di nobile, un ideale, un grande scopo che ci spinge a volere l’indipendenza ?
Certo che c’è! Noi vogliamo la SALVEZZA e la libertà di un popolo, il nostro popolo, il popolo Veneto!!! Ecco in due parole quello che vogliamo e l’unico modo per realizzare questo ideale è raggiungere l’obiettivo della piena indipendenza e sovranità del nostro popolo. L’autonomia non servirebbe a gran ché, anche perché così come te la danno te la possono anche togliere. L’unica garanzia di salvezza e libertà per un popolo è tornare sovrano nella propria nazione, non esistono altre scorciatoie o alternative.
Lo stato italiano si è sempre prodigato per cancellare la nostra storia, lingua, cultura, usi costumi e tradizioni… dobbiamo fermare tutto questo, non c’è alternativa al nostro obiettivo che è la piena indipendenza e sovranità! Così come il popolo Ebraico e tanti altri ancora non si sono sentiti sicuri finché non hanno ritrovato il proprio stato, allo stesso modo noi Veneti, popolo e nazione senza stato, dobbiamo riappropriarci del nostro territorio, ritrovare la nostra autonomia e indipendenza, liberarci dalla dominazione italiana, questo il nostro unico obiettivo , unica via di salvezza!
Uno potrebbe obiettare se ha senso salvare un popolo nel terzo millennio? Noi possiamo rispondere: ma quando mai potrebbe esserci una ragione valida per cancellare un popolo dalla faccia della terra? Ci disperiamo per il pericolo di estinzione della foca monaca o delle balene e permettiamo che un popolo venga cancellato senza nemmeno protestare? Cancellare la cultura e l’identità di un popolo significa andare contro la carta dei diritti dell’uomo…appunto per questo è un crimine contro l’umanità! Pertanto diamoci da fare per liberarci presto.
Altri mi chiedono se l’indipendenza sarebbe economicamente vantaggiosa. Certo che dall’indipendenza ci sarebbe un grande convenienza economica, senza avere da mantenere l’Italia saremmo più ricchi di Austria e Svizzera, ma questo non è così importante, la salvezza di un popolo va perseguita anche a costo di sacrifici economici, la salvezza e la libertà di un popolo è più importante della ricchezza, ma noi non abbiamo questo dilemma, perché la schiavitù ci costa molto di più della libertà!