Francesco

Francesco

Recentemente ho letto delle indagini statistiche che affermavano che nelle società monoculturali i conflitti e le tensioni sociali sono ridotti al minimo e pertanto, questo tipo di società sono quelle dove si vive meglio, mentre in quelle multiculturali si assistono a fenomeni come la ghettizzazione, l’emarginazione e la discriminazione che hanno come conseguenza il disadattamento e la frustrazione delle persone che inevitabilmente sfociano nelle fobie e nella violenze.
Perché nelle società multiculturali si crea il fenomeno della ghettizzazione? Perché l’uomo istintivamente si ricrea artificialmente una nicchia monoculturale, un po’ come i gatti istintivamente delimitano il proprio territorio, così noi o ci integriamo o ci ricreiamo un territorio con una cultura a noi affine e familiare.
Nelle società monoculturali vivono meglio anche le minoranze che, se rispettate, sanno bene in che ambiente si trovano e possono vivere tranquillamente perché, visto che non vengono percepite come una minaccia, generalmente sono bene accolte e tutelate, cosa che è molto più difficoltosa nelle società multiculturali.

 

Ma visto che nelle società monoculturali si vive meglio è possibile avere una società così nel terzo millennio? Penso purtroppo di no, perché esistono due tipi di multi cultura, una verticale e una orizzontale.
La multi cultura verticale è dovuta alla velocissima evoluzione della nostra società. Mentre nel passato le invenzioni erano eventi rari ed eccezionali, ora ne abbiamo una ogni minuto e con un ritmo frenetico cambiano la nostra vita, la nostra mentalità e il nostro modo di agire e di pensare, tutto questo, inoltre, viene amplificato dal bombardamento mediatico a cui siamo sottoposti.
Ma con una società che corre così non tutti tengono il passo, così c’è chi va avanti e chi rimane indietro, come in una corsa campestre, se si va piano piano, tutto il gruppo rimane unito, ma se invece si comincia a correre il gruppo si allunga e c’è chi inevitabilmente rimane indietro. Così è anche la nostra società, c’è chi sta al passo coi tempi e chi invece non ce la fa, così all’interno della stessa collettività notiamo differenze abissali tra soggetti: vediamo che c’è il super tecnologico, ma anche chi va vanti ancora con carta e penna. Questo non succede solo nella tecnologia anche negli affetti ci sono grandi differenze, e così abbiamo chi pratica lo scambio di coppia e chi uccide per gelosia, c’è chi crede nel matrimonio e chi non ci crede più, ma poi ci sono differenze anche nelle cose più banali come chi prende la tintarella integrale e chi si scandalizza e si vergogna anche a mettersi in pantaloncini, per non parlare poi di chi parla di droghe libere e di droghe vietate ecc. ecc. Così nella società che galoppa ci può essere chi corre troppo e chi riamane fermo. A questo aggiungerei anche chi, convinto di essere uno che va molto avanti, invece sta tornando indietro.
È chiaro che far convivere tutti questi diversi stadi di evoluzione/involuzione culturale non è semplice, se poi, a questo tipo inevitabile di multi cultura se ne aggiunge un altro di tipo orizzontale abbiamo raggiunto il massimo di invivibilità.




La multi cultura orizzontale si ha quando si mescolano popoli di cultura profondamente diversa o peggio incompatibile. Prendiamo, per esempio, un uomo del Maghreb che viene ad abitare e lavorare in Veneto, questi mediamente hanno una concezione della donna che noi avevamo qualche secolo fa e, per religione, non possono bere alcolici ne mangiare carne di maiale, vi immaginate che difficoltà ad integrarsi in una società come quella veneta dove se non mangi costine di maiale e bevi vino “no te sì gnanca omo”? E quali difficoltà incontrerà con i propri figli che vorranno integrarsi e troveranno i divieti del padre assurdi e anacronistici? Quest’uomo è venuto qui per trovare il benessere e, invece, a parte i soldi, quasi certamente avrà una vita da emarginato e i suoi figli da disadattati… sempre che non arrivi a compiere qualche gesto estremo come a volte si sente dalla cronaca… Così cercherà di trovarsi solo con persone culturalmente affini andando a formare una comunità nella comunità, dando vita al fenomeno chiamato ghettizzazione e col moltiplicarsi e ingrandirsi di questo fenomeno si creano i presupposti per tensioni e conflitti sociali.

Ovviamente questo è un caso limite e abbiamo dato uno sguardo a delle banalità, ma la stessa cosa succede un po’ per tutto, anzi per questioni più importanti di un bicchier di vino e di un pezzo di carne i conflitti diventano ancora più acuti.

Per evitare che questo succeda ci vogliono regole sull’immigrazione molto severe per permettere l’immissione nella comunità di un numero di immigrati che la collettività riesce ad integrare senza grossi problemi, oltre ad eliminare completamente il fenomeno della clandestinità. È così nei paesi civili come, ad esempio, Australia e Nuova Zelanda e qualcosa di simile ci vorrebbe anche qui da noi.
Ma come la mettiamo con lo spirito cristiano dell’accoglienza? Se questo non è un problema per chi predica, lo è invece per chi deve amministrare la cosa pubblica e pensare al bene comune applicando i principi cristiani. Per capire com’è la questione ci possiamo aiutare con qualche esempio: salire in 10 su un ascensore da 4 persone o in 15 su una barca da 10 è accoglienza o un atto criminale che mette a repentaglio la sicurezza di tutti i passeggeri? Con le debite eccezioni che confermano la regola, è evidente che accogliere su un mezzo più persone di quante ne possa contenere mette a rischio la sicurezza di tutti, allo stesso modo accogliere in una comunità più persone di quante questa riesca a integrare significa fare il male sia di immigrati che di indigeni, ma di questo argomento parlerò un’altra volta, quello che abbiamo visto e dimostrato è che in una società monoculturale si vive meglio.
Altra caratteristica delle società monoculturale è la sua diversità, peculiarità o addirittura unicità rispetto alle altre, ma questo è un bene o un male? Dipende dal mondo che vogliamo, certamente se aneliamo al mondo del grigiore della cultura unica globale la diversità è un male, se invece pensiamo a un mondo dalle mille culture e dai mille colori dei suoi popoli …allora è un bene. Personalmente penso che la diversità sia un valore da preservare, tutte le culture di tutti i popoli del mondo hanno una loro bellezza e devono essere tutelate e rispettate, ovviamente se, a loro volta, siano rispettose dell’uomo come persona. Immagino il mondo come la tavolozza di un pittore dove ogni colore rappresenta la cultura di un popolo, certe tavolozze offrono delle combinazioni di colori veramente stupende, e così anche il nostro mondo è bello proprio per le diversità e le peculiarità dei popoli che lo abitano.
Se invece cominciamo a mescolare i colori alla rinfusa tutta la bellezza se ne va, alla fine rimane un unico colore cupo tra il grigio e il marrone, che è il colore della cultura unica globale, il colore dell’annientamento delle culture dei popoli.

 

Riassumendo monocultura locale significa multi-cultura globale, invece multi cultura locale comporta monocultura globale, monocultura globale = non cultura. In queste righe è richiuso tutto il male o il bene che possiamo fare ai popoli del mondo: tante belle monoculture con le loro caratteristiche fanno un mondo multiculturale, rispettoso e bello, proprio per le sue diversità, al contrario tante multi culture si fondono nel grigio e nella negatività della monocultura globale, un’unica monocultura che fa emergere i peggiori falsi valori dell’umanità.


Si può tentare di obiettare dicendo che la società monoculturale è chiusa, ma anche questo non è vero, perché la chiusura o l’apertura di una società non dipendono certo da mono o multi cultura, se prendiamo, per esempio, il popolo Veneto nella sua storia è sempre stato organizzato in una società principalmente mono culturale, ma si è sempre dimostrato aperto all’innovazione, all’arte, alle scienze, alle culture e al commercio come pochi altri popoli, almeno finché è stato libero e indipendente.
Il bello di questo è che non sono idee o opinioni più o meno opinabili, ma incontestabili osservazioni di comportamenti umani; infatti l’esempio più eclatante ce l’abbiamo proprio sotto gli occhi e viene proprio dalla penisola italica del rinascimento: un rifiorire di bellezze e meraviglie, un territorio formato da tanti popoli e tante monoculture… fusi ora in un plumbeo grigiore della multi cultura nazional-socialista dello stato italiano…
Questo è il tema del momento, tutti parlano di crisi, ma un discorso chiaro sulle cause che l’hanno provocata  e sul modo di uscirne non l’ho ancora sentito.
Come prima cosa bisogna specificare di quale crisi parliamo, perché le crisi sono almeno due, una internazionale provocata da (come li chiamo io) “atti di criminalità bancaria” e un’altra, tutta italiana, provocata dal gigantesco debito di questo stato.
Io voglio analizzare la seconda per capire da cosa è provocata e, di conseguenza, capire come uscirne. La prima domanda è perché quando c’era la lira non c’erano tutti questi problemi? Quando c’era la lira e il debito diventava talmente grande da essere insostenibile, scattava una svalutazione di proporzioni bibliche che riportava il debito nelle giuste proporzioni, ovviamente chi aveva quattro soldi messi da parte si ritrovava con un pugno di mosche, però tra interessi alti e la scala mobile che ripristinava stipendi e pensioni si riusciva a riequilibrare il sistema, c’è da dire che questo “giochino”, chiamato “svalutazione competitiva” era permesso a livello internazionale per la posizione strategica dell’Italia, per cui tutti tacevano perché faceva comodo così.
Con l’avvento dell’euro che, a differenza della lira, non è carta straccia, ma moneta sonante, il giochino della svalutazione non si può ripetere, non solo, ma con il crollo del muro di Berlino e la perdita della posizione strategica dell’Italia, ha comportato che certe “cose” non vengono più tollerate, pertanto, per rimanere nell’euro bisogna avere i conti a posto, cioè entrate, uscite e debiti devono rimanere entro certi parametri di sostenibilità.
A questo punto c’è un’altra domanda a cui rispondere… come mai abbiamo i conti così in disordine e questo debito gigantesco? Forse un libro non basterebbe per spiegare tutto nei dettagli, cercherò comunque di sintetizzare e semplificare al massimo focalizzandomi sulle cose che ritengo più importanti. Non so se ci avete fatto caso, ma l’Italia è lo stato dove il costo del lavoro è più alto e i lavoratori hanno le paghe più basse, è lo stato dove si pagano più tasse e i servizi sono più scadenti, dove si spende di più per le grandi e piccole opere, ma siamo quelli che ne abbiamo di meno, abbiamo il personale del pubblico impiego più numeroso, ma i servizi più lenti e scadenti, ecc. ecc..
Come mai c’è questa “discrasia” tra soldi spesi e opere e servizi? Secondo me la risposta si trova guardando il sistema di potere che c’è in Italia, formato da tre entità: la partitocrazia (questa la conosciamo), ma anche cupole mafiose e cupole massoniche, che dominano nell’ombra. Questo comporta che l’appalto (piccolo o grande che sia) deve andare alla “cordata” giusta, la privatizzazione del bene pubblico pure, la gestione del tal servizio alla cooperativa bianca o rossa o verde a seconda del caso, il tale fa carriera solo se è raccomandato o affiliato di qua o di la… In pratica (con le debite eccezioni che confermano la regola) non è chi offre il miglior servizio, al miglior prezzo che prende l’appalto, non è il miglior impiegato che fa carriera (ovviamente da un certo livello in su), ma quello che risponde a “certi” requisiti di affiliazione… così se i costi lievitano è un bene, perché così si mangia di più e la “cordata” ingrassa. A questo sistema aggiungiamo una diffusa corruzione, il clientelismo e la mancanza di meritocrazia e abbiamo completato il quadro.
Un sistema del genere non ha alcuna possibilità di sopravvivenza nel mondo globalizzato, e non c’è speranza che i partiti possano cambiare questo perché significherebbe decretare la fine del proprio sistema di potere. L’Italia è come una nave che sta affondando nel mare (dei debiti), ovviamente, per salvarla, la prima cosa da fare sarebbe tappare le falle (i buchi) e contemporaneamente pompare fuori l’acqua dalla stiva, ma mentre la spesa per i servizi ai cittadini viene continuamente tagliata, i buchi veri, quelli grossi, generati dal sistema partito-mafio-massonico non vengono toccati, così il pompare continuamente denaro dalle tasche dei cittadini riuscirà solo a ritardare (ma non a evitare) la colata a picco impoverendo ancora di più il popolo.
Infatti come fanno a tirare a campare? Aumentando le tasse, tagliando servizi (sanità, pensioni, assistenza), vendendo beni dello stato, tagliando pezzi di democrazia con la riduzione, ad esempio, dei consiglieri comunali (che costano poche centinaia di euro all’anno, ma che consentivano una buona partecipazione popolare), l’eliminazione delle province (addirittura ancora prima di modificare la costituzione)… e le proposte? Non ce n’è una che va nel senso giusto, si parla dei costi della politica parlando delle indennità dei parlamentari che sono insignificanti rispetto al fantasmagorico giro di miliardi in appalti pilotati, in “privatizzazioni”, in servizi e inefficienze del pubblico impiego, si parla di eliminare il senato (camera delle regioni) riducendolo a una conferenza dei sindaci o poco più…, si parla di uscire dall’euro (così da consentire il giochino della svalutazione e continuare a … mangiarci sopra…) si parla di presidenzialismo e sistemi maggioritari… addirittura di “reddito di cittadinanza” e non si parla più di federalismo, di sistemi anti corruzione, di trasparenza negli appalti, di meritocrazia, di efficienza nel pubblico ecc. ecc. ovviamente perché queste cose vanno a corrodere il sistema di potere costituito. Non solo, ma si va ad intaccare quel poco di democrazia che c’è, così il sistema si avvia verso un preoccupante totalitarismo di minoranza e, visti i precedenti dello stato italiano, il passaggio a qualcosa di peggio è breve… anzi sembra che l’irrigidimento istituzionale a cui assistiamo sia preludio per la repressione di eventuali proteste popolari…
Ad ogni modo, visto che i veri buchi dello stato italiano nessuno andrà a tapparli… quanto tempo andrà avanti questa agonia prima del fallimento?
La situazione non è rosea, perché il sistema, a causa delle ragioni che ho appena esposto, è troppo costoso e i soldi non bastano nemmeno a risanare il debito figuriamoci se ce ne sono per rilanciare l’economia, per fare un esempio l’Italia è come un’anemica a cui sono attaccate una miriade di sanguisughe che stanno succhiando l’ultimo sangue rimasto… adesso queste sanguisughe (visto che sono loro che comandano) dovrebbero decidere di rinunciare a succhiare per salvare la povera malcapitata, sapendo però che se non succhieranno dovranno soccombere loro… e perciò … non lo faranno. Così continueranno a “ciucciare”… ma quando sarà il momento del crack? Lo deciderà l’Europa! Quando si stancherà di acquistare il debito italiano e allora gli interessi schizzeranno improvvisamente alle stelle, parte dei titoli rimarranno invenduti e da quel momento dovremo passare dei momenti difficili, penso che la soluzione più probabile sarà l’uscita dall’euro, non so se per formare un euro dei poveri o per ritornare alla lira… staremo a vedere.
A questo punto mi sorge spontanea una domanda: come possono i Veneti, un popolo con più di tremila anni di storia, lasciarsi cancellare (culturalmente ed economicamente) da un sistema del genere senza reagire?Non so, questa è una cosa che non riesco proprio a capire, però so che se il popolo Veneto avesse indietro la propria libertà e indipendenza avrebbe sia la salvezza culturale che quella economica, non solo, ma l’interruzione dell’enorme flusso di denaro che parte dalle nostre tasche e va in quelle dello stato italiano costringerebbe quello stato a fare quelle riforme che senza questo blocco non farà mai.

 

Abbiamo capito che un progetto politico è indispensabile a raggiungere l’obiettivo, ma qual è il nostro obiettivo? Tutti penseranno: l’indipendenza ovviamente… ma io chiedo perché indipendenza?

Tanti mi hanno detto che visto che lo stato italiano è palesemente irriformabile non rimane altra soluzione che l’indipendenza, infatti tutti quelli che hanno provato a cambiare qualcosa non ci sono mai riusciti. Ma come? Non ci sono un sacco di riforme in atto? Giustamente mi hanno risposto che i cambiamenti in atto non si possono chiamare riforme, ma piuttosto delle regressioni che ci portano indietro di quasi un secolo, esattamente al 1922, con una legge elettorale che sembra la fotocopia della “Acerbo” che aiutò il socialista Mussolini ad andare al potere, a questo aggiungiamo l’abolizione del senato, una centralizzazione dei poteri con un pericoloso autoritarismo e abbiamo capito che non si sta andando avanti, ma indietro, che non sono riforme, ma peggioramenti.

Ma qualcosa di buono non è stato fatto? Certo, ricordo la legge sul fumo che decretò la fine politica del ministro (Sirchia) che la propose e poi la riforma costituzionale del 2001 che trasformò l’Italia in uno stato federale…. Ma come mai non se ne è accorto nessuno? E io rispondo: “Come facciamo ad accorgercene se la costituzione italiana non la rispetta nessuno?” Evidentemente non parlo dei cittadini, ma degli organi della repubblica italiana!! La Corte Costituzionale non ha mai permesso che le competenze previste fossero trasferite alle regioni, ma con sentenze “creative” ha sempre impedito la corretta applicazione della Costituzione Italiana. Vi domanderete come faccio ad affermarlo visto che questa corte è suprema e inappellabile? Non ci vuole molto, ma se sulla Carta Costituzionale c’è scritta una cosa e la Corte dice il contrario, non ci vuole un genio per capire cosa sta succedendo. Ma allora se questo stato è così marcio che non rispetta nemmeno la propria costituzione e le proprie leggi e sta facendo riforme che ci portano indietro invece che avanti, allora significa che l’indipendenza è l’unica soluzione! Difficile da contestare questo… ma mi chiedo, non c’è dell’altro, qualche motivazione più nobile?

Alcuni invece mi hanno portato motivazioni storiche basate sul fatto che questo stato ha provocato crisi economiche una dietro l’altra, ha portato miseria e disperazione che hanno portato ad emigrazioni di massa, ha scatenato guerre in Africa, è stato l’artefice della prima e della seconda guerra mondiale, è stato responsabile di persecuzioni e leggi razziali… c’è bisogno di altro ancora per volere l’indipendenza?

Altri mi hanno detto invece che lo stato italiano è tecnicamente fallito, che è nelle mani di lobbies che fanno solo i loro interessi… mafioso, ladro e corrotto con niente che funziona a partire dalla giustizia, con un fisco ingiusto ed elevatissimo, con servizi da terzo mondo pagati caramente dai cittadini, con leggi che non riflettono la nostra mentalità e cultura, che pratica il clientelismo, la raccomandazione e l’ingiustizia sociale come sistema… Probabilmente o forse sicuramente tutto vero… ma non c’è motivazione in più?

Allora altri hanno affermato che questo stato ci porta via 21 miliardi di euro di residuo fiscale, cioè ne paghiamo più di 70 di tasse e ce ne tornano investiti meno di 50… questa repubblica ci tratta come una colonia da sfruttare e non tutela la nostra cultura, usi costumi e tradizioni… anche questo è vero… ma non c’è qualche motivo in più?

A dir la verità tutte queste ragioni sono più che sufficienti per volersi affrancare da un simile stato e ci vuole anche un gran coraggio a definire “egoista” o peggio “razzista” chi si vuole liberare da tutto questo marciume, ma la mia domanda rimane: non c’è qualcosa di nobile, un ideale, un grande scopo che ci spinge a volere l’indipendenza ?

Certo che c’è! Noi vogliamo la SALVEZZA e la libertà di un popolo, il nostro popolo, il popolo Veneto!!! Ecco in due parole quello che vogliamo e l’unico modo per realizzare questo ideale è raggiungere l’obiettivo della piena indipendenza e sovranità del nostro popolo. L’autonomia non servirebbe a gran ché, anche perché così come te la danno te la possono anche togliere. L’unica garanzia di salvezza e libertà per un popolo è tornare sovrano nella propria nazione, non esistono altre scorciatoie o alternative.

Lo stato italiano si è sempre prodigato per cancellare la nostra storia, lingua, cultura, usi costumi e tradizioni… dobbiamo fermare tutto questo, non c’è alternativa al nostro obiettivo che è la piena indipendenza e sovranità! Così come il popolo Ebraico e tanti altri ancora non si sono sentiti sicuri finché non hanno ritrovato il proprio stato, allo stesso modo noi Veneti, popolo e nazione senza stato, dobbiamo riappropriarci del nostro territorio, ritrovare la nostra autonomia e indipendenza, liberarci dalla dominazione italiana, questo il nostro unico obiettivo , unica via di salvezza!

Uno potrebbe obiettare se ha senso salvare un popolo nel terzo millennio? Noi possiamo rispondere: ma quando mai potrebbe esserci una ragione valida per cancellare un popolo dalla faccia della terra? Ci disperiamo per il pericolo di estinzione della foca monaca o delle balene e permettiamo che un popolo venga cancellato senza nemmeno protestare? Cancellare la cultura e l’identità di un popolo significa andare contro la carta dei diritti dell’uomo…appunto per questo è un crimine contro l’umanità! Pertanto diamoci da fare per liberarci presto.

Altri mi chiedono se l’indipendenza sarebbe economicamente vantaggiosa. Certo che dall’indipendenza ci sarebbe un grande convenienza economica, senza avere da mantenere l’Italia  saremmo più ricchi di Austria e Svizzera, ma questo non è così importante, la salvezza di un popolo va perseguita anche a costo di sacrifici economici, la salvezza e la libertà di un popolo è più importante della ricchezza, ma noi non abbiamo questo dilemma, perché la schiavitù ci costa molto di più della libertà!

Desidero affrontare ancora il tema della nostra storia, a dir la verità questa materia non mi è mai piaciuta molto, almeno fino a che ho capito che qualcosa non quadrava. Nonostante tanti anni di studio a scuola, mi mancavano dei pezzi di storia moderna (1.400-1800) e allora ho deciso di andare colmare quelle lacune per scoprire cos’era successo in quel periodo.
Internet è un portento, così ho potuto accedere a dei documenti originali ed a delle ricerche che mi hanno permesso di fare la triste scoperta che a scuola mi avevano insegnato un sacco di balle, avevano omesso un sacco di cose che ci riguardavano e interpretate in modo, a dir poco, “creativo” tante altre… veramente facevo fatica a credere ai miei occhi. Ho scoperto che i buchi c’erano prima e anche dopo, in definitiva mi sono reso conto che la storia del popolo Veneto è stata quasi completamente rimossa dai libri di scuola e che oltre tremila anni di storia di questo popolo vengono liquidati in poche righe (quando va bene).
È vero che a scuola non si può studiare tutto, ma almeno la storia del proprio popolo e del proprio territorio dovrebbe far parte dei programmi, tutti gli appartenenti al popolo Veneto avrebbero il diritto di conoscere e studiare il proprio passato, ma a scuola non viene insegnata la storia del nostro popolo, omettendo fatti di importanza fondamentale, enfatizzando dettagli insignificanti, travisando e mistificando gli avvenimenti si può far dire alla storia quello che si vuole. Questo mi ha convinto che la storia non è una realtà dei fatti indiscutibile e inoppugnabile, ma solo l’opinione di chi ce la racconta.
Per questo motivo sono andato a vedere i fatti e le cose che sono accadute veramente e mi son fatto un’opinione completamente diversa da quella che mi avevano “inculcato”, ecco in modo molto sintetico ed estremamente conciso il riassunto di quello che ho scoperto:
Il nostro territorio è abitato fin dal paleolitico, ritrovamenti e testimonianze della nostra civiltà sono numerosi arrivando al neolitico, fino circa all’età del ferro quando avviene una fusione tra abitanti locali e una popolazione indo-europea che arriva nei nostri territori (esistono molte leggende e teorie sull’origine di questo popolo), da questa fusione nasce la grande civiltà Veneta, basata sull’agricoltura e sul commercio, che usa le vie d’acqua per far viaggiare le merci. (per chi volesse approfondire:http://it.wikipedia.org/wiki/Veneti e Nel tempo della dea, Ronchin, Edar).
In questo periodo Este e Padova sono delle grandi città, e, per capirci, mentre Romolo e Remo stanno ancora succhiando il latte dalla lupa, da noi c’è già una grande civiltà. Andando avanti si racconta di alcune influenze celtiche, ma il dato di fatto inoppugnabile è l’alleanza tra Veneti e Romani contro Galli e Celti. Quello che non si trova sui libri di scuola è che quando Brenno mise in scacco Roma i Veneti soccorsero i romani con 10.000 soldati e Brenno si ritirò. In pratica Roma senza l’aiuto dei Veneti sarebbe capitolata, e l’Impero Romano non sarebbe mai esistito, invece l’invincibile alleanza Veneto-Romana diede vita al grande impero e mise le basi di quella che sarebbe stata la cultura europea. Possiamo dire di essere stati determinanti nello scrivere e decidere la storia del mondo.
Sui tanti testi scolastici si racconta che i Veneti sarebbero stati invasi o addirittura sottomessi ai romani, ma questa è solo una grande balla, i Veneti nel primo secolo A.C. adottarono il latino come lingua abbandonando il venetico, anche questo viene interpretato da tanti storici come un segno di sottomissione o addirittura di assimilazione alla cultura romana, ma non si tiene conto, invece che quella cultura è la risultante delle culture del periodo, non imposta, ma condivisa. Così, come ora, tutto il mondo va allo stadio per vedere le partite allora si andava nelle arene per vedere i “giochi” dei gladiatori. È ovvio inoltre che in quel periodo non fosse possibile avere il multilinguismo e pertanto adottare una lingua unica era una necessità, ma adottare una lingua non significa necessariamente sottomissione o assimilazione.

 

Infatti al tempo di Augusto il popolo Veneto è organizzato nella X regio della Venetia et Histria e questo esclude ogni tipo di assimilazione, le legioni venete erano le “teste di cuoio” del periodo impiegate nei casi più difficili proprio per le loro capacità.
Quello che non bisogna fare, in puro stile di propaganda neofascista, è paragonare la Roma di allora con la Roma di oggi e, peggio ancora, paragonare l’Impero Romano di allora con l’Italia di oggi (mi astengo da ogni commento per non diventare scurrile…), se proprio vogliamo fare delle similitudini, si potrebbe dire che la Roma di allora è paragonabile alla Brussel di oggi, e il dominio di allora all’Europa di oggi. Da questo si desume che così come allora il Popolo Veneto era organizzato in una “regio” dell’Impero Romano adesso dovrebbe essere in uno stato indipendente dell’Unione Europea.
Poi, con la fine dell’impero Romano e le invasioni barbariche non fu un gran periodo, ma, se vogliamo trovare dei punti positivi, la fuga della popolazione nella laguna determinò la nascita di Venezia, che ricordiamolo, non fu mai invasa.
Dopo il caos determinato da queste invasioni abbiamo l’età dei comuni dove i principi germanici governano sulla popolazione e sulle città venete. Nelle terre venete si trovano particolarmente bene visto che Verona, per un certo periodo, diventa capitale. C’è da dire che, se i barbari hanno conquistato il nostro territorio, la nostra cultura ha conquistato loro, infatti noi non siamo diventati barbari, ma loro sono diventati veneti, così nemmeno questa volta siamo stati assimilati o cancellati.
Intanto Venezia prosperava all’interno dell’impero Bizantino (Impero Romano d’oriente) fino ad affrancarsi e diventare indipendente. Con il commercio Venezia diventa molto ricca ed inizia ad espandersi sia verso il mare (Stato da Mar) che verso la terra ferma (Stato de Tera), liberando le città venete.
Le città si donano alla Serenissima una dopo l’altra, sia per convenienza, ma certamente col favore delle  popolazioni Venete, così intorno al 1.400 il popolo Veneto torna unito nella Veneta Serenissima Repubblica.
Il popolo Veneto (come sempre quando si ritrova unito) conosce un momento molto felice e di prosperità, la nostra repubblica era all’avanguardia rispetto al resto d’Europa, dove c’erano ancora monarchie più o meno illuminate. È vero che la repubblica era oligarchica, ma bisogna tener conto del periodo, grande autonomia amministrativa era concessa ai territori, inoltre quando nel resto d’Europa si bruciavano ancora le streghe e gli eretici, da noi c’era il rispetto e il rifiorire dell’arte, della scienza, delle culture e del commercio, la nostra Repubblica faceva da rifugio ed accoglieva artisti e scienziati provenienti da tutta Europa.
La Repubblica Veneta rivestiva un ruolo centrale in Europa, si dice perfino che la lingua Veneta era quella più usata negli scambi commerciali, fondamentale e decisivo anche il nostro apporto nella battaglia di Lepanto per fermare l’avanzata turca, senza di noi probabilmente l’Europa adesso sarebbe in buona parte islamica, possiamo dire senza peccare di presunzione che, per la seconda volta, siamo stati determinanti per le sorti del nostro continente e forse del mondo intero…
Verso la fine del ‘700 una crisi economica investì gran parte dell’Europa ed anche la Repubblica Veneta vi si trovò coinvolta, da tempo in difficoltà per gli ostacoli sorti nel commercio con l’oriente dovuti all’espansione ottomana e alla concorrenza delle grandi potenze europee. In Francia questa crisi sfociò nella rivoluzione e nuovi ideali di libertà e democrazia cominciarono a diffondersi per l’Europa.
La Francia rivoluzionaria decise di esportare la propria rivoluzione al resto d’Europa decidendo di invadere i paesi cosiddetti contro rivoluzionari, i giovani generali e l’esercito fortemente motivato ottenne grandi vittorie, ma noi sappiamo che la guerra è usata spesso come antidoto per le crisi economiche e probabilmente fu così anche in questo caso.
Così il generale Napoleone fu mandato ad invadere la pianura padana, i governanti Veneti, forse pensando di fare la “furbata” del secolo, si dichiararono neutrali credendo così di evitare la guerra e l’invasione. I Veneti in genere sono molto aperti all’innovazione e all’internazionalizzazione, la Repubblica Veneta era molto avanzata rispetto al resto d’Europa e probabilmente pensavano che qualche piccola riforma, tipo l’allargamento della base elettorale potesse bastare, ma sicuramente anche molti traditori della repubblica ordivano e tramavano segretamente per dare seguito ai principi della rivoluzione francese o forse erano più preoccupati a difendere i propri averi che il bene comune.
Il ragionamento che portò al pacifismo estremo della repubblica, oltre a denotare un’ingenuità (per non dire di peggio) spaventosa, era chiaramente un suicidio, perché le armate napoleoniche venivano pagate con le razzie compiute sui territori invasi, pertanto una volta concesso loro il permesso di attraversare le terre venete era evidente che era inevitabile subire le depredazioni che servivano per il loro sostentamento.
Ovviamente Napoleone violando i patti e il diritto internazionale, non rispettò la neutralità della Repubblica Veneta e una volta arrivato sul territorio con le proprie truppe l’obbligò alla resa.
C’è da dire che il Maggior Consiglio del 12 maggio 1797 che decretò il passaggio del poteri alla Municipalità Provvisoria non aveva il numero legale per prendere quella decisione, e che quella decisione presa con spari in atto e con i votanti terrorizzati non può essere considerata valida, ma sicuramente qualche traditore tramava da tempo nell’ombra per ottenere questo scopo. Il popolo insorse contro questa decisione e fu preso letteralmente a cannonate ( per approfondire con documenti originali:http://www.veneziadoc.net/Storia-di-Venezia/Antonio-Margarini.php).
Una volta al potere i francesi depredarono tutto quello che poterono, dalle casse dello stato alle opere d’arte, dalle chiese ai monasteri la quantità di ricchezze portate in Francia furono inestimabili.
Alla fine i poveri allocchi dei traditori veneti che un po’ speravano di avere un po’ più di potere e un po’ speravano in Libertè, Egalitè e Fraternite si ritrovarono depredati e con il re al posto della repubblica.
In quel periodo tantissime furono le insurrezioni popolari contro l’invasione Napoleonica, tutte represse nel sangue che va sulle coscienze dei nostri connazionali traditori (per chi volesse approfondire:http://www.ettorebeggiato.org/index.php?option=com_content&view=article&id=91&Itemid=121 ).
Il 17 ottobre 1797 col trattato di Campoformio viene decisa la fine della Repubblica Veneta con la spartizione delle terre Venete tra Austria e Francia, ovviamente questo trattato è illegittimo e illegale perché non si può decretare la fine di uno stato in questo modo, in pratica si sono spartiti delle terre che non erano sue.
Dopo il periodo Francese, a fasi alterne, passammo sotto dominazione austriaca, occorre specificare che i Veneti in quel periodo non divennero ne francesi ne austriaci, ma cambiarono solamente dominatore.
Da circa la metà dell‘800, iniziò la campagna espansionista del regno del Piemonte che diede vita nel 1861 al regno d’Italia, le terre Venete ancora sotto dominazione austriaca facevano gola al neonato stato che si accordò con la Prussia per fare guerra all’Austria, il compito dell’Italia era quello di impegnare le truppe austriache a sud in modo che i Prussiani potessero sconfiggerli sul proprio fronte.
I Veneti in quel periodo facevano il servizio di leva nell’esercito austriaco e la marina Veneta era passata in blocco con quella austriaca, i soldati Veneti si batterono come leoni sconfiggendo le truppe italiane sia per mare a Lissa che per terra a Custoza, a Lissa fu proprio un equipaggio Veneto a speronare e ad affondare l’ammiraglia italiana, i soldati Veneti ottennero molte decorazioni militari per il valore dimostrato in battaglia, molti di quelli fatti prigionieri morirono di stenti nelle carceri italiane.
Nonostante le perdite, in virtù dell’accordo con la Prussia, l’Italia ottenne le terre Venete, probabilmente più di qualche Veneto pensò di tornare libero, ma dovette ben presto ricredersi.
L’Austria in virtù delle sue vittorie contro gli italiani pretese che le terre Venete tornassero indipendenti e che fosse fatto un plebiscito per finire sotto l’Italia, la Francia doveva fare da garante, anche questa volta la Francia non rispettò i patti e permise all’esercito italiano di entrare nelle terre Venete due giorni prima del referendum e la votazione fu una vera truffa si svolse in modo palese su seggi presidiati dall’esercito, per chi volesse approfondire:http://www.lindipendenza.com/truffa-beggiato/
I Veneti passarono dalla dominazione austriaca a quella italiana, che continuò, così come l’Austria a cancellare identità, cultura, usi, costumi e tradizioni Venete, aumentò la burocrazia in maniera incredibile al punto da far pentire gli stessi fautori della sottomissione all’Italia, aumentò le tasse mettendo la famosa tassa sul macinato che affamò ulteriormente le famiglie Venete. Pensate a che razza di crisi dovettero affrontare i nostri bisnonni: tutte le nostre ricchezze depredate, con la perdita dell’indipendenza tutte le ambasciate Venete furono chiuse e contemporaneamente si perse la possibilità di commercio con l’estero che era la base principale della nostra economia, c’erano vaste aree demaniali che erano fonte di sostentamento per le famiglie, specie quelle più povere, e queste vennero privatizzate, venne tassata perfino la farina! Con l’avvento della dominazione italiana comincia un periodo di miseria nera che fece migrare in varie ondate almeno la metà dei Veneti. Occorre specificare che, come quando siamo passati sotto dominazione francese e austriaca non siamo diventati ne francesi ne austriaci, ma siamo rimasti veneti, così ora che passiamo sotto dominazione italiana, non diventiamo italiani, ma rimaniamo veneti come da tremila anni a questa parte.
Con la dominazione italiana, oltre alla miseria nera, arrivarono altri “regali” come la prima guerra mondiale, combattuta quasi interamente sul nostro territorio e contro i nostri amici austriaci, poi arrivò il ventennio fascista con le leggi razziali, che ci portò alla seconda guerra mondiale. Ancora sangue, miseria e distruzione, ma non solo, come conseguenza della perdita della seconda guerra mondiale lo stato italiano perse l’Istria e la Dalmazia dove ci fu una spietata pulizia etnica e l’uccisione di una moltitudine di nostri connazionali Veneti (foibe) da parte dell’esercito Jugoslavo.
Noi Veneti avevamo convissuto con i Croati per secoli, molti di loro si erano arruolati nell’esercito della Serenissima ed erano fieri ed orgogliosi di servire la Repubblica Veneta, sono bastati pochi anni di dominazione italiana fascista per rovinare secoli di convivenza e creare i presupposti d’odio che hanno portato alle stragi e alla pulizia etnica di quel periodo.
Da ricordare il De Gasperi che, nonostante fosse Trentino/Veneto, (perché i trentini, checché se ne dica, sono veneti) pensò solo all’autonomia della sua Trento, condannando definitivamente Istria e Dalmazia alla dominazione Jugoslava prima e Croata poi, oltre a lasciare impunite stragi e pulizia etnica.
Così come nel ventennio fascista, anche dopo la guerra, lo stato italiano, sebbene diventato repubblica, continua a perpetuare una metodica, diabolica, criminale cancellazione di identità, storia, cultura, usi, costumi e tradizioni del popolo veneto, per creare una identità artificiale italiana imposta che non ci appartiene.
Molti tentano di giustificare questo con i morti che ci sono stati, ma i morti e le sofferenze non ci sono state per fare lo stato italiano, ma per colpa di quello stato che ha scatenato una miriade di guerre inutili, anzi scellerate e dannose, che, oltre a miseria, distruzione e morte hanno causato immani sofferenze ai veneti, agli italiani e al mondo intero!
Ancora adesso con le sue ruberie, la sua corruzione, i suoi crimini, i suoi sprechi e le sue inefficienze ci sta riportando indietro verso la miseria ricominciando una storia già vista.

 

La nostra vita è piena di preconcetti, conosciamo una nuova persona e subito, a prima vista, ci facciamo un’idea su di lui o su di lei, ma non ci limitiamo a questo, spesso facciamo molta fatica a cambiare opinione, anche quando ci rendiamo conto di aver proprio sbagliato giudizio.
Sfruttando questa nostra propensione al pregiudizio, ci sono alcuni preconcetti che ci vengono abilmente inculcati senza che ce ne rendiamo pienamente conto, così ci ritroviamo a condividere e dare per scontate alcune idee e alcune opinioni che sono, invece molto lontane dalla realtà. Giornali e TV sono maestri nel creare questo tipo di “pensiero comune” che serve per “demonizzare” alcune correnti di pensiero non gradite al regime.
Cosa vuol dire “demonizzare”? Significa rendere assolutamente disdicevole e inaccettabile qualcosa a tal punto da impedirne la valutazione, in pratica “demonizzando” si impedisce il giudizio su una data cosa perché la si scarta priori, in altre parole si ottiene il rifiuto di un’idea senza che questa venga opportunamente valutata.
Più l’idea è giusta, più l’idea è efficace, più l’idea è reale, più l’idea è pericolosa per il regime, più deve essere demonizzata, cioè il sistema deve impedire che i cittadini la prendano in considerazione; devono far sì che il cittadino la rifiuti senza fare le proprie valutazioni, perché sanno bene che se il cittadino comincia ad analizzarla non potrà che condividerla e farla sua! In questo caso con la “demonizzazione” si ottiene il rifiuto a priori, di fatto impedendo la libertà di giudizio e la libertà di opinione.
Per chi ha il controllo dei mezzi d’informazione è molto semplice demonizzare un’idea, mettendo in una certa luce alcuni fatti, dando risalto ad alcuni aspetti, mistificando alcune verità, deridendo alcune cose con una frecciatina di qua e una battutina di la, così senza sapere il perché ci ritroviamo tutti a dare per scontati pregiudizi e preconcetti su idee e persone arrivando a capovolgere completamente la realtà delle cose.
Adesso stiamo tutti pensando che questo succede solo agli altri, perché noi non sbagliamo mai e quando abbiamo conosciuto una persona da due minuti abbiamo già capito tutto, ma purtroppo o per fortuna non è così; purtroppo tutti noi siamo vittime dei nostri pregiudizi e dell’informazione o meglio della disinformazione che ci viene inculcata.
Difficile da credere? Passiamo agli esempi! Analizzerò preconcetti, pregiudizi e luoghi comuni che riguardano l’indipendentismo Veneto cercando, come il solito la dimostrazione dei fatti più che l’esposizione di opinioni.
Razzisti! Questo è il padre di tutti i pregiudizi, non ho capito bene come si è sviluppato, di certo è stato il primo, probabilmente anche favorito da certe prese di posizione di un certo movimento che di indipendentista ha solo le parole, ad ogni modo non si capisce perché una persona o un movimento che chiede la libertà per la propria terra dovrebbe essere razzista. Ma andiamo a vedere cosa chiedono questi indipendentisti: vogliono esercitare il diritto di autodeterminazione dei popoli così come previsto dalla Carta dei Diritti dell’Uomo dell’ONU, ma se questi rivendicano un diritto della carta dei diritti umani significa che sono umanitari e non certo razzisti! Ecco che abbiamo scoperto che un indipendentista non solo non è razzista, ma addirittura umanitario, ma allora chi sono quelli che negano i diritti della Carta dei Diritti dell’Uomo? Ovviamente razzisti e nazisti! Ecco che abbiamo scoperto che i veri razzisti e nazisti sono proprio quelli che negano il diritto all’autodeterminazione e all’indipendenza di un popolo!
Egoisti! Perché non vogliono dividere i loro soldi con chi è più povero… ma è proprio così? No, non è così, perché non si tratta di dividere soldi, ma di farseli gestire (rubare) da altri. Il governo italiano vuole i soldi per gestirli e decidere a chi darli, ma anche qui il patto internazionale dei diritti civili e politici parla chiaro: “… tutti i popoli possono disporre liberamente delle proprie ricchezze e delle proprie risorse naturali.”, ma se noi chiediamo di farlo siamo egoisti. Sarebbe come definire egoista uno schiavo che vuole la propria libertà o che vuole essere pagato per il proprio lavoro… oppure sarebbe come definire egoista uno che non vuole farsi derubare: è evidente che l’egoismo è un’altra cosa. prendere i soldi a qualcuno senza il suo consenso si chiama proprio rubare o rapinare se uso la forza per farlo. Ma quanti di questi soldi vengono spesi nel territorio Veneto? Solo una parte, tantissimi denari non tornano più... il fenomeno di uno stato che si appropria delle risorse economiche di un popolo per usarle per i propri fini si chiama colonialismo. Ma come vengono spesi i soldi prelevati al popolo Veneto? Vengono sperperati nei sprechi, nelle inefficienze e nelle ruberie dello stato italiano, mentre i Veneti vorrebbero vederli spesi bene nel proprio territorio per avere servizi sociali efficienti e infrastrutture adeguate senza sprechi… ma Infatti questo significa previdenza, lungimiranza, oculatezza ed economia. Adesso ci siamo resi conto che gli indipendentisti non solo non sono egoisti, ma addirittura previdenti, lungimiranti, oculati ed economici! Ma allora chi sostiene il sistema italiano com’è? Abbiamo appena dimostrato che è egoista, ladro e colonialista! Ecco che abbiamo scoperto che i veri egoisti, ladri e colonialisti sono proprio quelli che portano via le risorse al popolo Veneto!

 

Reazionari, retrogradi, anacronistici! Ma come si fa a pensare a un Veneto indipendente nel mondo globalizzato del terzo millennio? Se non fosse una cosa tragica questo sarebbe il più comico dei pregiudizi. Ma il Veneto indipendente sarebbe veramente una regressione? Pensiamo a un prigioniero che torna libero è una regressione o una conquista? Conquistare la libertà non può mai essere anacronistico, retrogrado o reazionario specialmente per un popolo. Ma andiamo a vedere cosa sostengono quelli che muovono queste critiche: lo stato italiano! Uno stato ottocentesco che non è strutturato per affrontare in modo competitivo il nuovo mondo globalizzato. Questa tipologia di stati nati sul modello post rivoluzionario francese, sono quelli che hanno scatenato una marea di guerre proprio per la loro natura, troppo grandi per avere una corretta e efficiente gestione interna e troppo piccoli per consentire un buon sviluppo del commercio e dell’economia, per questo hanno cercato di espandersi con le colonie e con le guerre. Capito questo, per evitare nuove guerre e consentire il libero commercio, si è dato il via alla globalizzazione, ma questi vecchi stati ottocenteschi, non sono strutturati per essere competitivi in questo nuovo scenario globale, troppo costosi, troppo inefficienti e troppo lontani dalla gente, anche quando funzionano, figuriamoci quando sono allo sfascio, corrotti e irriformabili come quello italiano.Le riforme proposte finora tagliano pezzi di democrazia (senato, province, comuni), non toccano i magna magna e accentrano poteri in puro stile totalitario, questo è essere reazionari, retrogradi e anacronistici! Continuare con l’accanimento terapeutico per far tirare avanti questi zombie istituzionali di stati ottocenteschi è il vero anacronismo!! Ora andiamo a vedere cosa vogliono gli indipendentisti veneti. Uno stato che salvaguardi la propria identità e cultura, uno stato efficiente e leggero, competitivo nel mondo globale, promotore delle libertà, del commercio, dell’industria, della cultura, del rispetto, ecc. ecc.… è anacronistico questo? O invece è futuro, è progresso….è un sogno? Ecco che abbiano dimostrato che gli indipendentisti veneti non solo non sono reazionari, retrogradi e anacronistici, ma addirittura sono proiettati verso il futuro, progressisti e sognatori di un mondo migliore! Ma abbiamo capito anche che i veri reazionari, retrogradi e anacronistici sono proprio i matusalemme incartapecoriti che sostengono i vecchi stati ottocenteschi come l’Italia.

 

Separatisti, divisori, secessionisti! Tanti pensano che su questo punto non ci sia nulla da eccepire, è talmente evidente la cosa che tanti indipendentisti cadono in questo luogo comune, ma siamo sicuri che è proprio così? Cosa dovrebbero dividere questi indipendentisti veneti? Il popolo Veneto? Certamente no, lo vogliono addirittura riunire! Il popolo italiano? Nemmeno, visto che parlano solo e unicamente di popolo Veneto e non di quello italiano. E allora? Gli indipendentisti vogliono l’autogoverno del popolo Veneto perché ora il popolo Veneto è governato dallo stato italiano, uno stato che preleva risorse e che le usa per i propri scopi ritornandone solo una misera parte sul territorio, uno stato che da quando governa le terre venete cerca di eliminare identità, cultura, storia, usi, costumi e tradizioni del popolo veneto e gli indipendentisti vogliono liberarsi da questa dominazione, anche perché, è bene ricordarlo, questo stato è così marcio da non applicare nemmeno la propria costituzione che prevedrebbe ampi poteri per le regioni! Ecco che abbiamo scoperto che gli indipendentisti Veneti non vogliono dividere nulla, ma semplicemente liberarsi dalla dominazione di uno stato che non gli appartiene, che usa le terre Venete come una colonia, pertanto non sono e non possono essere separatisti, divisori e secessionisti, ma sono solo liberatori! Questa non è una differenza da poco o solo una precisazione, ma una sostanziale differenza… tra separare e liberare c’è di mezzo il mare! Se uno stato governa su un popolo e il popolo si affranca non avviene una separazione, ma una liberazione! Se dei rapitori catturano un ostaggio noi andiamo a liberalo non a separarlo dai sequestratori, allo stesso modo il popolo Veneto si deve liberare dalla dominazione italiana e non si deve separare da niente e nessuno, anzi deve ritrovale la propria unità! Infatti chi governando un popolo depreda le loro risorse e cancella la loro identità e cultura è un oppressore.

 

Ignoranti e rozzi. Anche questo pregiudizio è molto diffuso. Sarà forse perché le TV alle manifestazioni spesso riprendono i personaggi più pittoreschi oppure perché gli indipendentisti parlano veneto, fatto sta che tanti si fanno questa idea, ma siamo sicuri che sia proprio così? Visto il livello di scolarizzazione medio si può dare per scontato che l’italiano più o meno bene lo sanno parlare tutti, pertanto parlare veneto, cioè conoscere una lingua in più non può essere considerato un segno di ignoranza. A questo aggiungiamo che un indipendentista Veneto, mediamente, conosce molto bene storia e cultura veneta pertanto definirlo ignorante pare, quanto meno fuori luogo. A differenza dei veneti che non sono indipendentisti che, con le dovute eccezioni che confermano la regola, non conoscono la propria vera storia, non conoscono la propria cultura, l’identità, gli usi e i costumi del nostro popolo… ma se non conoscono significa che ignorano… e colui che ignora si chiama ignorante (nel senso letterale del termine). Ecco che abbiamo scoperto che i veri ignoranti sono proprio tra quei veneti che non sono indipendentisti, mentre spesso gli indipendentisti hanno un buon bagaglio culturale, almeno per quello che riguarda il proprio popolo e la propria terra.
In pratica ci siamo resi conto che il regime dipinge gli indipendentisti più o meno così: razzisti, egoisti, reazionari, retrogradi, anacronistici, separatisti, divisori, secessionisti, ignoranti e rozzi… invece abbiamo constatato attraverso un’analisi dei fatti concreti, con le debite eccezioni che confermano la regola, che sono umanitari, previdenti, lungimiranti, oculati, economici, proiettati verso il futuro, progressisti, sognatori, liberatori e colti… non solo, ma ci siamo anche resi conto che chi si oppone all’indipendenza di un popolo è razzista, nazista, egoista, ladro, colonialista, reazionario, retrogrado, anacronistico, oppressore e ignorante.
E tu da che parte stai?