Adesso sappiamo che la salvezza e la libertà del Popolo Veneto è il grande ideale che ci spinge, ideale che sarà realizzato solo con la piena indipendenza e sovranità del nostro popolo! Abbiamo capito anche che per raggiungere il nostro obiettivo è indispensabile avere un progetto con un preciso piano d’azioni.
Ma per sviluppare il progetto è necessario prima decidere il metodo che intendiamo usare per raggiungere l’obiettivo, perché, ovviamente, il progetto sarà diverso a seconda del metodo scelto.
Noi abbiamo scelto il metodo democratico e non violento… Perché? Perché è il più facile e il più efficace! Quello che può dare i migliori risultati nel più breve tempo possibile col minor dispendio di energie.
Andiamo a vedere in dettaglio i vantaggi di usare questo metodo:
· Visto che ci sono molte leggi a livello mondiale, europeo e italiano che tutelano, difendono e, garantiscono i nostri diritti individuali e di popolo, cominciamo a chiedere quanto ci spetta! È assurdo avventurarsi in strane iniziative se prima non si è preteso con forza il rispetto di queste leggi! Sarebbe come un sindacato dei lavoratori indicesse un sciopero prima ancora di avanzare le proprie istanze. Prima si chiede e poi, se non ti ascoltano, allora si protesta. Cosa ovvia starete pensando… talmente ovvia che ancora nessuno l’ha fatta.
· È il sistema più facile! Addirittura ti finanziano per portare avanti i tuoi diritti; infatti sono previsti contributi sia a livello italiano, europeo e mondiale per i popoli e i loro rappresentanti che lottano per i propri diritti. Perché ai Rom e ai Sinti sì ed ai Veneti no? Forse loro li chiedono e noi no? Forse abbiamo bisogno di più rappresentanti politici o di un piano d’azioni? Forse, ma comunque ci sono contributi per iniziative identitarie, culturali, storiche e politiche a cui si può attingere usando bene il sistema democratico.
· È il sistema più efficace! Dall’interno è molto più facile cambiare le cose, come i virus informatici che entrano nei computer e ne prendono il controllo, allo stesso modo il sistema democratico è solo dall’interno che ti permette di agire. Dall’esterno scatta la repressione o il conflitto. Da posizioni di potere è sempre più efficace agire che non da semplici cittadini: facciamole nostre!
· È il sistema più sicuro! Considerata la quantità di risorse che un ordine costituito ha a disposizione per far rispettare le proprie regole, diventa veramente autolesionista pensare di andarci contro dall’esterno. Pensiamo a esercito, polizia, guardia di finanza, servizi segreti e magistratura pronti a colpire chi viola le regole, mentre sono, o ,almeno dovrebbero essere, al servizio di chi le rispetta. È come doversi confrontare e scontrare con un energumeno: mai ritrovarsi da soli in un vicolo buio, o peggio ancora attaccar briga, perché in quel caso avremo la peggio e andrà a finir male, meglio farlo, piuttosto, in dibattiti pubblici, di fronte a molta gente dove anche lui deve rispettare le regole e mai dargli occasione di usare la forza, perché altrimenti saranno dolori. Allo stesso modo dovendo affrontare un avversario che ha molti più mezzi di noi è meglio scontrarsi sul campo dove noi siamo più forti, visto che le leggi ci danno ampiamente ragione. È come avere una formula uno che è fortissima finché rimane in pista, ma appena esce dal tracciato si trova bloccata nella terra, allo stesso modo noi finché rimaniamo nelle regole siamo i più forti e al sicuro, ma basta dargli anche solo una scusa che scatterà subito la repressione.
Abbiamo capito le pesanti motivazioni che ci hanno indotto a scegliere questo metodo, dopo aver letto queste spiegazioni penso che non rimanga spazio per considerare altri metodi molto più rischiosi e molto meno efficaci, almeno nella situazione attuale. Chi propone azioni rischiose o eclatanti o peggio violente può essere solo un ingenuo o uno mandato dal regime che non aspetta altro che avere una scusa per reprimere le nostre giuste istanze. È chiaro che la sfida non sarà facile e sappiamo bene che nelle nostre partite dovremo lottare anche contro gli arbitri, sappiamo anche che molti giudici e politici sono condizionati da poteri oscuri che sono contro la libertà delle persone e dei popoli, ma sappiamo di essere nel giusto e di percorrere l’unica strada che ci porterà verso la libertà.
Adesso non ci rimane che stendere il piano d’azioni per capire come raggiungere il nostro obiettivo e arrivare presto all’agognata libertà.
Francesco Falezza
soccorso marino che andava a prelevare i migranti, anche in acque internazionali, non per riportarli dove erano partiti, ma per portarli a destinazione, distribuendoli su tutto il territorio italiano.
Dopo aver scritto dell’assoluta necessità di dotarsi di un efficace progetto politico e aver capito che l’unica via per concretizzare il nostro grande ideale di salvezza e libertà del popolo veneto è raggiungere l’obiettivo della piena indipendenza e sovranità del nostro popolo. Dopo aver scelto il metodo democratico per realizzarlo, finalmente è arrivato il momento di parlare del progetto vero e proprio. Questo è il piano d’azioni pensato dal “Forum dei Veneti” ancora nel 2007, ma ancora estremamente attuale e purtroppo mai realizzato in maniera coordinata ed efficace. Ecco lo schema:
· Azione politica – Serve per arrivare alla maggioranza in consiglio e giunta regionale, non solo, serve anche ad acquisire più punti di potere che consentano di attuare con efficacia tutte le altre azioni del progetto. Serve per aver tutele, visibilità e considerazione, per aver accesso a contributi e finanziamenti. È utile per realizzare norme e leggi che facilitino il percorso. Per avviare trattative a tutti i livelli al fine di raggiungere i nostri obiettivi. Per concretizzare questo punto serve un partito unitario e il consenso popolare.
· Azione giuridica – Volta ad attuare e far attuare tutte quelle norme e leggi di tutela della identità e cultura del popolo veneto, ma anche dei diritti umani. Serve per dimostrare anche l’illegalità della dominazione italiana. Comprende azioni legali di tutela diritti culturali ed economici, class-action, ma anche il riconoscimento della lingua veneta e della nazionalità veneta. Può servire per arrivare ad avere un’anagrafe che ci registri come veneti.
· Azione diplomatica – Avviare contatti e accordi internazionali. Significa essere continuamente in contatto con partiti e associazioni indipendentiste d’Europa e del mondo, ma non solo, avere contatti anche con capi di stato e governi che possono appoggiarci e aiutarci nel raggiungimento del nostro obiettivo. Promuovere e diffondere a livello internazionale le nostre istanze in modo che il “mondo sappia”.
· Azione identitaria e culturale – Consiste nel risvegliare la coscienza veneta, ravvivare l’appartenenza al Popolo Veneto e alla Nazione Veneta. Far conoscere la nostra vera storia, diffondere usi costumi e tradizioni del nostro popolo. Far conoscere, usare e far usare la lingua veneta, ottenerne l’insegnamento scolastico. Diffondere e far conoscere la nostra cultura. Capire e far capire che i veneti non sono italiani, non lo sono mai stati, anche se ci hanno sempre inculcato il contrario.
· Azione motivazionale – Significa aumentare la volontà indipendentista, anche se lo stato italiano ci sta aiutando in modo eccellente con le sue controriforme, con la sua politica migratoria, con le sue ruberie ed inefficienze ad aumentare la volontà indipendentista, noi dobbiamo informare correttamente i veneti delle grandi opportunità culturali ed economiche che avrebbe il Veneto indipendente. Non solo, ma anche far conoscere le ingiustizie, l’oppressione, la persecuzione e la violenza culturale e fisica a cui è stato ed è sottoposto il nostro popolo. Informare sulla situazione economica reale dello stato italiano.
Questo è il progetto politico, ovviamente essendo stato redatto quasi dieci anni fa, ha bisogno di essere rinfrescato e adattato, ma, a mio parere, è ancora estremamente attuale e aspetta solo di essere realizzato. Ovviamente un progetto del genere deve avere sempre quella elasticità e fluidità necessarie per adattarsi ad ogni situazione possibile.
Adesso bisogna tradurre tutte queste azioni teoriche in azioni concrete e coordinate attraverso un programmazione puntuale e precisa, ognuno di noi si deve scegliere uno o più settori nei quali operare e i mezzi per realizzarli. I mezzi possono essere strumenti come giornali, TV e siti internet così come associazioni e movimenti.
L’unico pericolo di questo progetto è che rimanga ancora nel cassetto e che non si traduca in azioni concrete, altra cosa da prestare attenzione è quella di non farsi deviare verso azioni inconcludenti, dannose o contrarie al raggiungimento dei nostri obiettivi, detto questo, non ci rimane altro che cominciare a lavorare.
Francesco Falezza